lunedì 2 novembre 2015

Il racconto d'inverno al Garrick Theatre


Kenneth Branagh parte col botto con la sua neofondata compagnia teatrale (la, guarda caso, Kenneth Branagh Theatre Company), che dal settembre di quest'anno a quello del prossimo occuperà il Garrick Theatre di Londra. Per inaugurare la stagione, Branagh (nelle vesti di produttore, regista e primo attore) ha scelto uno dei romances di Shakespeare, il bellissimo Racconto d'inverno, e ha voluto accanto a sé sul palco una delle più grandi attrici viventi: Dame Judi Dench.

Il racconto d'inverno è un testo che sfugge a una classificazione ben precisa: spesso viene etichettato come una commedia, ma una commedia non lo è davvero. E' più una "scampata" tragedia, una tragedia con il lieto fine. O, per farla breve, un romance (l'etichetta data alle ultime quattro agrodolci opere di Shakespeare). E' una storia di amore e gelosia, perdite ed agnizioni, sull'essere padri e sull'essere figli, sul perdonare e sul perdonarsi.

Quella messa in scena da Kenneth Branagh, con l'aiuto del co-regista Rob Ashford, è una produzione molto tradizionale di un classico ed è, in una parola sola, meravigliosa. Impeccabile è l'aspetto tecnico, dai bei costumi e dalle belle e semplici scenografie di Christopher Oram al disegno luci di Neil Austin, dal suono curato da Christopher Shutt alle eleganti melodie di Patrick Doyle.

Ma la vera magia qui è il cast, un gruppo nutrito ed eterogeneo di attori fenomenali. Poche volte capita di assistere a uno spettacolo con un cast così perfetto, dove ognuno riesce a dare assolutamente il meglio nel proprio ruolo, per quanto piccolo esso sia. Kenneth Branagh (ancora lui!) è il gelosissimo Leontes e forse è proprio lui il membro più fragile del cast. Forse perché troppo occupato con la regia, la performance di Branagh ricorda quelle dell'ultimo Olivier (un attore a cui Branagh viene spesso paragonato), un po' sopra le righe e con una ricerca eccessiva del virtuosismo. Ma è una pecca che gli si viene perdonata facilmente, dato che traspare solo in alcuni momenti. Jessie Buckley è una Perdita deliziosa, fresca e solare, il bel Tom Batem è un ottimo Floritzel, coinvolgente ed energico, John Dagleish ruba la scena nei panni del maligno Autolycus, Hadley Fraser è un solido e virile Polixenes. Ottimi anche gli "anziani" del cast: l'Antigonus di Michael Pennington e il Camillo di John Shrapnel portano alla scena un'aurea di benevola autorevolezza e Jimmy Yuill è esilarante nel ruolo del Pastore.

Judi Dench e Kenneth Branagh durante le prove

Le interpretazioni migliori, però, sono quelle di due attrici. La prima è Miranda Raison, che nel ruolo dell'oltraggiata regina Hermione regala una performance densa e coinvolgente, lasciando parecchi occhi lucidi (inclusi i miei) alla fine della sua disperata arringa in propria difesa. L'altra è, ovviamente, Judi Dench. Prossima all'ottantesimo compleanno, Dame Judi ci ricorda che la classe non è acqua e che se lei viene considerata una delle più grandi interpreti shakespeariani al mondo un motivo forse ci sarà. La sua performance è una vero e proprio master class sulla recitazione: con una naturalezza commovente e un'eleganza davvero regale, Judi Dench dà vita al personaggio secondario di Paulina e la rende la protagonista di alcuni dei momenti più toccanti di tutto lo spettacolo. Capace di creare emozioni come nessun altro attore, Dame Judi padroneggia quell'altissima forma di recitazione che va al di là della tecnica e della formazione: si spoglia della propria personalità e diventa il personaggio che interpreta. E assistere a una performance come questa è un onore più che un piacere.

Non ricordo neanche l'ultima volta che sono uscito da un teatro con la sensazione di aver vissuto un'esperienza così emozionante, intensa e catartica come quando ho lasciato il Garrick dopo una rappresentazione di Winter's Tale. E' sempre bello farsi ricordare quanto meraviglioso il grande teatro possa essere e questa produzione del Racconto d'inverno è un assoluto capolavoro.

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